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In un epoca, in cui a Roma si consolidavano, culti orientali, filosofie greche, nuove religioni assolutiste che facevano piazza pulita delle altre, il poeta Avieno non si faceva traviare.
Quando il cuor ancor cantava,
declamava il poeta libero alla Dea,
e che la natura e tutto il popolo sentissero:
“dea Nortia ti venero io cresciuto
dal Lare velznalthi/ velsiniense”.
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